Sono ormai vent'anni che si susseguono continui attacchi, mascherati da RIFORME, volte a distruggere il sistema universitario pubblico. I governi che si sono succeduti alla guida del paese hanno cambiato colore, ma il disegno di smantellamento dell'università pubblica è rimasto identico a come era stato previsto fin dagli anni '90!
L'ultimo attacco - stavolta devastante - arriva dalla riforma Gelmini che, in nome di una falsa idea di merito, regala una volta per tutte l'università ai privati e lancia la nuova era dell'università-azienda.
Il Senato Accademico viene svilito delle sue funzioni e completamente assoggettato al Consiglio di Amministrazione, come in ogni buona azienda che si rispetti. Il nuovo Consiglio di Amministrazione, invece, composto almeno per il quaranta per cento da privati esterni all'università, da adesso potrà decidere come utilizzare i pochi fondi dei finanziamenti pubblici e delle tasse degli studenti, giudicando tutto secondo quello che è il suo unico obiettivo: far quadrare i conti nelle casse dell'ateneo!
A questo si aggiungano gli effetti della crisi economica, a cui il governo ha deciso di porre argine risparmiando sull'università e, di conseguenza, sulla qualità dell'istruzione. La logica secondo cui i governi gestiscono i servizi è purtroppo sempre quella del profitto, per cui se il settore istruzione non è abbastanza produttivo, si tagliano i fondi di finanziamento.
Una prima soluzione a questo collasso dell'istruzione pubblica sarebbe quindi molto semplice: tornare a investire sull'università!
Siamo convinti che l'istruzione non possa essere valutata sulla base della sua produttività economica, ma semmai sulla prospettiva della crescita culturale che gli studenti e le studentesse riescono a ricavarne!
A un'idea di università privata, dequalificata, di classe, formatrice di mano d'opera precaria a basso costo, opponiamo da subito la nostra idea di università: pubblica, con ingenti finanziamenti statali, accessibile a tutti, di massa ma anche di qualità, luogo di alta formazione e di emancipazione sociale. Un'università democratica, non guidata da logiche aziendali, nella quale anche gli studenti, i dottorandi e i ricercatori possano avere un ruolo di primo piano nei processi decisionali. Un'università sociale, aperta cioè alla società e non al mercato, luogo di incontro tra soggetti sociali e non di interessi privati.
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