SPAZI E AUTORGANIZZAZIONE

L'università è un'istituzione in crisi, sia dal punto di vista economico sia da quello culturale. Da luogo di scambio, di discussione, di ricerca, di produzione culturale e aggregazione sociale, si è tramutato col tempo in un mercato di crediti – dove la merce è appunto un certo sapere nozionistico il cui valore è calcolato in cfu.
Il nostro ateneo è pensato già nella sua conformazione in modo da rendere difficile – se non impossibile – l'aggregazione e lo scambio di saperi tra studenti e studentesse: le facoltà sono geograficamente distanti l'una dall'altra, non esistono spazi autogestiti da chi realmente vive le facoltà, l'organizzazione di dibattiti e iniziative è subordinata alla disponibilità delle aule e a una burocrazia lentissima.
Da anni in tutte le facoltà gli studenti e le studentesse si autorganizzano tramite le assemblee, i collettivi, i laboratori: strumenti attraverso i quali incontrarsi, discutere ed elaborare un sapere che non è quantificabile in crediti. Spazi aperti, orizzontali e permanenti che danno continuità ai percorsi di autorganizzazione e ribadiscono che all'interno dell'università (ma non solo) non c'è spazio per nessuna forma di fascismo, razzismo e sessismo.
In un'università che ci impone ritmi di vita sempre più serrati, vogliamo che ci venga garantita la possibilità di riappropriarci di uno spazio e un tempo all'interno del quale condividere i nostri bisogni di studenti e studentesse, confrontarci e costruire l'università che ci spetta. Un luogo di confronto che possa intervenire in maniera determinante su questioni come l'aumento delle tasse, la gestione degli spazi e le rappresentanze studentesche. Ma anche un luogo di espressione dei nostri interessi comuni, di dibattito su temi di attualità che ci interessa approfondire: crisi economica, questione palestinese, migranti e riforma universitaria non ci sembrano argomenti poco rilevanti solo perché non barattabili con i crediti formativi!

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